Set 01 2008

Una buona Sanità c’entra con il Federalismo?

Pubblicato da at 10:52 Categorie Editoriali

Il Domani – 1 settembre 2008

di Aurelio Misiti

Nell’ultima decade di questo caldissimo agosto, nella nostra Regione si stanno svolgendo, molte lodevoli iniziative di approfondimento su temi essenziali. Non ultimo il seminario di Italia dei Valori su Federalismo e POR Calabria tenuto a Gambarie, alla presenza del portavoce del partito On. Leoluca Orlando, responsabile della scuola di formazione quadri.

Sommessamente mi permetto di ricordare ai partiti, compreso il mio, che, se gli argomenti discussi sono avulsi dai veri problemi della gente, gli incontri lasciano il tempo che trovano senza produrre effetti positivi nella pubblica opinione.

A tale proposito è naturale porsi alcune domande a cui vanno date precise risposte.

Una buona Sanità c’entra con il Federalismo? La strada 106 c’entra pure? E la crisi dell’agricoltura? E quella dei servizi per il turismo? Il credito ci “azzecca” o no? E i crediti ambientali? E le royalitis del petrolio lucano e del gas di Crotone? La mancata difesa del suolo? Il gap infrastrutturale? Il mancato sdoganamento delle merci a Gioia Tauro?

Parlare allora di federalismo non vuol dire solo mettersi d’accordo sulle tasse decentrate o sulla solidarietà alle regioni deboli ma occorre convincersi che si sta parlando del nostro futuro e di tutti i nostri problemi, quindi di federalismo totale.

Per ora tentiamo di dare qualche risposta sulla sanità, che in Calabria è la prima emergenza.

Per trattare di Sanità non si può prescindere dalla lettura attenta della relazione dei prefetti Serra – Riccio, pubblicata nello scorso aprile.

La lettura è sconfortante. Questi i sottotitoli: un sistema da rifondare, manager senza requisiti di legge, è ora di fare sul serio, la Regione non controlla la spesa, il Piano c’è ma va rifatto, errori e colpe nessuno paga, cardiologia deficitaria, spesa ai privati esorbitante, dirigenti senza responsabilità.

La relazione dei prefetti non si limita però ad analizzare impietosamente lo stato della Sanità ma indica anche qualche soluzione, valorizzando il Piano sanitario regionale.

La Giunta Loiero, con grande consapevolezza, si è mossa in due direzioni:

– l’ammodernamento della rete ospedaliera, progettando quattro nuovi ospedali posti nei territori di maggiore diffusione di vecchie strutture, con conseguente riordino della rete, che naturalmente provocherà tensioni nei territori, dettate spesso dal campanile ma che comunque va attuato in una nuova visione di politica della salute, che vede il ricovero ospedaliero come ultimo anello di una catena fondata sull’assistenza diffusa;

– la riorganizzazione della gestione dal punto di vista delle dimensioni aziendali e dall’efficienza interna, che richiede la collaborazione di tutti gli operatori a partire dai medici, dagli infermieri, dai tecnici e amministrativi per poter ottenere efficienza ed economicità nelle strutture sanitarie.

Un terzo punto, non sempre considerato, è quello della qualità dell’offerta dei servizi ospedalieri, a partire da quelli specialistici.

Qui, vista la realtà descritta anche dai prefetti, si raggiunge il punto critico della crisi: il paziente perde la fiducia ed emigra, con una spesa aggiuntiva della Regione, oscillante tra 200 e 300 milioni di euro all’anno.

La convinzione più diffusa in Calabria e fuori è la seguente: il manager è uomo della politica, il primario è uomo del manager e di conseguenza il medico appartiene al politico dominante. In tal modo si ritiene fondata l’ipotesi che il merito non è mai (o quasi mai) di casa nella Regione e quindi malato e medico bravo emigrano verso territori dove il primario è scelto in base al merito e non all’amicizia del potente di turno.

Noi classe dirigente dobbiamo domandarci come e cosa fare per evitare l’emigrazione dei medici, che spesso sono i migliori d’Italia e che i malati calabresi incontrano negli ospedali del Centro Nord.

Si tratta allora di riformare profondamente la sanità, rendendola meno costosa e di più elevata qualità per presentarci con le carte in regola all’appuntamento del Federalismo.

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