Nov 16 2009

Unione delle forze meridionaliste contro la crisi

Pubblicato da at 13:06 Categorie Editoriali

Il Quotidiano della Calabria – 16 Novembre 2009

di AURELIO MISITI

Di fronte alle notizie “ottimistiche” ma spesso contraddittorie sulla quasi uscita dalla crisi dell’Italia, la Calabria soffre gli effetti devastanti della disoccupazione più grande rispetto a quasi tutto il territorio nazionale. Se si pensa poi al fatto che molti dati non vengono alla luce perché il sommerso è a livelli massimi si può dire, senza tema di smentita, che la “crisi americana” ha colpito senza pietà la nostra regione. Ne fanno fede non solo i dati degli istituti di statistica sulle presenze nel turismo o sulle crisi delle piccole aziende, strozzate dai tassi usurai delle banche del nord, ma il dato più eclatante viene dal crollo di un quarto dei movimenti dei container nel grande porto di Gioia Tauro. Ciò vuol dire che mentre l’economia rallenta ancora in Italia di circa il 4,5%, si stanno verificando le condizioni che nella nostra regione il tasso di decrescita sia almeno doppio.

Di tutto questo non c’è traccia nel dibattito quotidiano calabrese; passano invece le notizie governative sull’arresto della caduta del Pil nazionale, che addirittura indicherebbe l’uscita definitiva dalla crisi.

È evidente che per evitare ulteriori trasferimenti di risorse umane e intellettuali verso il centro-nord e verso l’estero, è indispensabile che tutte le forze sociali, culturali e politiche del Mezzogiorno d’Italia facciano squadra per incentivare la ripresa. Purtroppo finora tutti i provvedimenti governativi dell’anno terribile trascorso, oltre a spostare masse di risorse finanziarie dal sud verso il nord hanno riguardato interventi a sostegno degli enti, delle imprese e dei lavoratori della zona più produttiva del Paese. Due esempi valgono per tutti: la cassa integrazione per il 90% ha riguardato il nord; la riduzione dell’anticipo Irpef per 3,8 miliardi che riguarderà ancora una volta il nord del Paese.

Questo quadro di riferimento richiede uno scatto di reni alla politica perché si cimenti in forme nuove e dinamiche per la soluzione effettiva dei gravissimi problemi della società calabrese.

In questa direzione va abbandonata sul serio la condotta assistenzialista che viene praticata da quasi tutte le istituzioni, le forze sociali e gli stessi cittadini calabresi, inserendo dosi massicce di meritocrazia che sviluppino le forze interne alla società, capaci di avviare una economia nuova fondata esclusivamente sulle risorse grandissime che la regione possiede in tutti i settori. Sono essenziali per questo i contributi della ricerca scientifica e tecnologica, e quindi dei giovani ricercatori, per realizzare indispensabili innovazioni per avere produzione di beni locali, senza rinunciare ovviamente alla distribuzione delle risorse di base che provengono dall’appartenenza allo Stato italiano e alla Comunità europea.

L’unità delle forze veramente meridionaliste risulta decisiva per sconfiggere definitivamente le organizzazioni malavitose che oggi strangolano l’attività economica legale della nostra regione. Qui è necessaria un’alleanza più ampia guidata dalla politica che deve pretendere l’uso degli strumenti indispensabili per vincere una tale “guerra”. Nessuna tregua va data. Le associazioni industriali, i sindacati, i partiti, la chiesa, le forze dell’ordine, la magistratura, non possono e non devono mai scendere a patti con la ndrangheta; vanno espulsi dalle organizzazioni tutti coloro che pagano il pizzo, che non resistono alle pressioni e non denunciano i malfattori. Nessuno di essi si presenti candidato alle elezioni. Vanno impiegate le risorse finanziarie, anche destinate ad altro, per rafforzare le strutture di contrasto, di prevenzione e di formazione.

Sappiamo oggi che il ministero ha chiesto, così come ha fatto con altre regioni, una drastica riduzione della spesa sanitaria e di conseguenza vanno chiusi decine di ospedali, va razionalizzata la spesa farmaceutica e nello stesso tempo va elevato di molto il livello delle prestazioni sanitarie. Questa è una grande sfida che tutti, sindacati ma soprattutto i partiti di ogni schieramento, senza speculazioni elettorali, dovranno impegnarsi a portare a termine.

Bene ha fatto il governatore a chiamare a raccolta tutti i gruppi consiliari, per condividere le decisioni che peseranno sulla vita dei calabresi per lungo tempo. Malissimo hanno agito coloro (per fortuna solo due gruppi di opposizione) che hanno scelto furbescamente l’aventino, ritenendo che a loro non può essere data nessuna responsabilità, dimenticando il passato in cui sono stati protagonisti diretti o indiretti della mala gestione sanitaria nella regione.

È ovvio che per superare la crisi occorre intervenire su tanti altri settori: agricoltura, turismo e infrastrutture come alta capacità ferroviaria, autostrade e ponte sullo Stretto, che costituiscono la premessa delle più importanti politiche di sviluppo territoriale.

È per tutti questi motivi che in Calabria sarebbe indispensabile che i partiti adottassero una politica realistica quando sono in maggioranza e quando sono all’opposizione. Trovo assurdo che invece si pensi ai partiti come fine e non come mezzi per risolvere i problemi dei cittadini.

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